L'evento è talmente eccezionale che si presta a numerosi angoli di visuale.
Senza entrare nel merito della storia, se non per quanto strettamente richiesto dal discorso che vorrei sviluppare, mi concentrerò invece sulle ipotesi che hanno generato questa incompiuta glbonelliana.
Dato che degli "straordinari ritrovamenti" di cui parlano i redazionali della SBE non so che farmene, ho provato a fare una mia personale ricostruzione di quel che potrebbe essere successo, partendo dall'attribuzione delle responsabilità.
In pratica, di chi è stata la "colpa" della mancata conclusione di Ombre di morte? Tarquinio? Gianluigi? Sergio? altri?
Su Facebook ho letto un'ipotesi che inizialmente mi aveva abbastanza convinto, ma, dopo la lettura completa della storia in questione, sempre meno.
L'ipotesi sostiene che Tarquinio, alla sua prima prova su Tex, non avesse convinto fino in fondo e che si pensava volessero applicargli il trattamento-Muzzi, ossia far rifare i volti di Tex a Galep. Tarquinio, a differenza di Muzzi, si sarebbe fieramente rifiutato e, cogliendo l'occasione della nascente Storia del West, avrebbe salutato la compagnia mollando il lavoro a metà e allontanandosi per sempre da Tex.
Secondo me non regge.
Non troverei strano se Tarquinio a quei tempi avesse trovato il progetto di Gino d'Antonio più stimolante, ma un professionista come lui non avrebbe comunque lasciato una storia a metà. Il discorso dei volti rifatti pure non mi quadra. Perché arrivare a completare il terzo albetto a striscia prima di accorgersene? Tra l'altro, se proprio c'è un personaggio che non mi convince è Tiger, troppo vecchio, mentre Tex e Kit funzionano piuttosto bene e sono certo che con il tempo li avrebbe messi a punto in modo del tutto soddisfacente.
Inoltre, pure nell'ipotesi di un improvviso abbandono di Tarquinio, questo non avrebbe costituito motivo per interrompere la storia. In casa editrice non si sono mai fatti problemi a far intervenire mani diverse a disegnare la stessa sceneggiatura e ne abbiamo numerosi esempi.
Fin dagli albori, con le alternanze Galep-Gamba, o con la prima storia a San Francisco iniziata da Raschitelli e terminata da Galep.
Negli anni sessanta del secolo scorso stavano provando nuovi disegnatori per Tex. Nel giro di pochi anni sarebbero arrivati Muzzi (1964), Nicolò (1964), Ticci (1968) e, ora apprendiamo, Tarquinio nel mezzo (1966). Lo stesso Nicolò iniziò una storia che poi sarebbe stata portata a termine da Galep, mentre un altro esordiente eccellente, Alberto Giolitti, avrebbe visto il suo "Sabbie insanguinate" (1976) completato da Ticci e lo stesso Ticci avrebbe finito l'esordio di Vincenzo Monti del 1982. Non dimentichiamo poi che di Monti sarebbe stata la mano che avrebbe completato l'ultima storia di Nicolò.
Insomma, gli esempi non mancano. Quindi?
Per esclusione, sono portato a concludere che la responsabilità qui sia tutta di Gianluigi Bonelli. Di storie finite da disegnatori diversi ne abbiamo svariate, ma non mi sovviene alcun caso di storie scritte da sceneggiatori diversi, almeno accreditati.
Come andarono realmente (?) le cose
Se è vero che GLB iniziò a scrivere "Ombre di morte" subito dopo la conclusione della precedente storia con Zhenda, la mia sensazione è che non avesse le idee chiarissime, perché la storia, dopo una partenza che mescola l'oro dei Navajos, misteri indiani e improbabili cinesi, non sembra andare a parare da nessuna parte. Gianluigi, che sappiamo essere stato un grandissimo sceneggiatore istintivo, probabilmente non aveva pianificato nemmeno una conclusione, si era buttato nella scrittura guardando a dove lo avrebbe portato l'ispirazione, che a un certo punto probabilmente smise di condurlo per mano.
Il primo albetto è una lunga sparatoria fra i tre pards e due furfanti, con Tex che esce di scena inopinatamente lasciando la scena a figlio e pard indiano. Poi arriva il contatto con la coppia di sentinelle, il tentativo di spionaggio un po' maldestro di Kit (abbandonare il binocolo e non immaginarne le conseguenze non è da lui) e lo scontro con il grosso della banda, che lascia tutto in sospeso.
Tutto questo in ben tre albi a striscia. Di questi tempi parleremmo di sintesi spettacolare, ma per il GLB dei '60 mi sembra di sentire sapore di brodo allungato. Poi lui lo allungava da par suo, non c'è dubbio. Se a un certo punto la storia avesse trovato la sua strada non staremmo nemmeno a discuterne, ma così non è andata e non sapremo mai se davvero il grande vecchio avesse mai avuto idea di come portare la vicenda a una degna conclusione.
La mia sensazione è che GLB si sia stufato, imboccando una strada che avrebbe portato a una conclusione probabilmente troppo banale, non all'altezza delle premesse, e abbia lasciato tutto a metà. Dopotutto non eravamo più negli anni cinquanta, si andava a grandi passi verso "Vendetta indiana" e il periodo d'oro, e probabilmente GLB iniziava pretendere da sé stesso qualcosa di più.
Privo di sceneggiatura, Tarquinio si sarà trovato improvvisamente disoccupato e non avrà avuto remore a trasferirsi armi e bagagli in casa D'Antonio.
Quanto alla storia, senza una conclusione e con nessuna voglia di essere terminata da parte dell'autore, sarà semplicemente stata accantonata e a quel punto probabilmente pure dimenticata per un po', fino al ritrovamento.
Questa è la mia personale e opinabilissima ricostruzione dei fatti. Che ne pensate?