Ombre di morte. Gianluigi Bonelli & Sergio Tarquinio.

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BertAdams
00venerdì 1 dicembre 2023 08:54
Finalmente. Si, finalmente. Dopo decenni di rabbia, incazzature, discussioni su tutto meno che su Tex, la luce.

Incerto fino all'ultimo se comprarlo perché la SBE e il piùcchedegno hanno provato in tutte le maniere a convincermi di lasciar perdere, alla fine ho ceduto. GLB non si può lasciare in libreria (o dal giornalaio).
E per fortuna.

BELLISSIMO e da conprare assolutamente. Non ci sarebbe nulla da aggiungere, invece spero che ne discuteremo. Perché è un piacere parlare di un grande fumetto, di un grande Tex e, ancor più scioccante, di un Tiger e un Kit monumentali.

Senza contare la straordinaria esperienza di vedere la sceneggiatura originale schizzata da Bonelli, con tanto di commenti estranei alla storia. Magari ritrovarle tutte e poterle leggerle e scoprire cosa c'è dietro a Terra promessa o Una stella per Tex.

Il racconto è INCOMPLETO, ma soddisfa il lettore come da decenni non mi succedeva.
Un capolavoro con la C maiuscola a prescindere persino dal contenuto perché per un ora riprovi sensazioni dimenticate.

In attesa che altri pards leggano il volume per poterne parlare liberamente, dico solo GRAZIE.

Grazie a quello straordinario sceneggiatore che è stato Giovanni Luigi Bonelli che in poche pagine ti porta in un mondo d'avventura ormai dimenticato.
Grazie a Tarquinio che con i suoi disegni semplici ma evocativi ti fa tornare nel West fantastico dei fumetti e film anni '50, così inverosimile e al contempo così appassionante.

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rimatt1
00venerdì 1 dicembre 2023 11:39
Temo proprio che cederò alla tentazione...
Myra Solano
00venerdì 1 dicembre 2023 11:46
Come penso molti di voi, anch’io sono stata incerta fino all’ultimo se comprare o no questo volume, considerate le notizie contrastanti trovate in rete, notizie che un buon esperto di marketing della SBE avrebbe probabilmente dovuto verificare, per poi sanzionare chi le metteva in giro.

Ciò premesso, la storia incompleta di Gianluigi Bonelli e Sergio Tarquinio pubblicata in questo volume rappresenta un guizzo di luce, il riaccendersi della sopita speranza, il riaffiorare alla mente di bellissimi ricordi. La storia è pura avventura, con banditi, indiani, cinesi, una strana città e un mistero tutto da scoprire, ma soprattutto con un Tex perfetto e un Kit e Tiger così in gamba che non si vedevano da decenni. Che goduria, poi, “sentire” Tiger che parla normalmente, non da “buon selvaggio” come lo vogliono i puntigliosi storici della SBE; è così difficile capire che, quando parla con Tex, Kit, Carson e qualsiasi altro personaggio bianco, Tiger si esprime perfettamente, al pari degli altri suoi pards? Non vi ricordate che è stato Tex a insegnargli a scrivere?

Se volete sapere qualcosa del periodo di riferimento di quest’avventura, che comunque consiste nella prosecuzione della prima storia con Zhenda (albi n. 70-72) – con lei quindi divenuta cibo per avvoltoi e finita nel regno delle ombre –, leggetevi pure i redazionali di Boselli e Giusfredi. Io provvederò a tagliarli via dal volume unitamente all’estratto di dieci pagine di Boselli e Torricelli, presentato come la continuazione di questa storia; ho abbastanza immaginazione per finirmela da me, tanto più che nelle prime pagine Kit viene trattato da pirla com’è d’uso da anni tra i degni eredi di GLB, ciò che conferma la loro scarsa conoscenza dei personaggi di cui si occupano. E comunque, il volume deve restare di GLB e Tarquinio. Punto.

È quasi profetico che la vignetta di collegamento, che chiude la storia inedita di GLB e Tarquinio, riporti come titolo “I seguaci dell’abisso” e che nella pagina successiva appaia il secondo redazionale di Boselli, seguito dall’estratto della “continuazione”. Chi ha orecchi per intendere, intenda.

La seconda chicca di questo volume è rappresentata dalla sceneggiatura originale vergata da quel satanasso di GLB con biro rossa (per i disegni e le indicazioni al disegnatore), e biro nera e/o macchina per scrivere (per i dialoghi e le didascalie).
Ciascuno di voi avrà il piacere di scoprire da solo i tesori nascosti in questa sceneggiatura originale; quanto a me, mi sono divertita come non mai a leggere indicazioni come “splendida panoramica alla Tarquinius”; “… pietre, qualche alga e, se proprio il bravo señor Tarquinio ci tiene, qualche innocente e simpatico pesce”; i cavalieri “entrano in scena da destra, senza per questo essere dei fascisti” e molte, molte altre.

Da queste pagine traspare il divertimento di GLB nello scrivere le storie di un personaggio nel quale man mano si stava pienamente identificando, e tale divertimento è riuscito a trasmetterlo a generazioni di lettori con garbo e con la consueta familiarità.
BertAdams
00venerdì 1 dicembre 2023 13:16
Myra Solano, 01/12/2023 11:46:

Come penso molti di voi, anch’io sono stata incerta fino all’ultimo se comprare o no questo volume, considerate le notizie contrastanti trovate in rete, notizie che un buon esperto di marketing della SBE avrebbe probabilmente dovuto verificare, per poi sanzionare chi le metteva in giro.

Ciò premesso, la storia incompleta di Gianluigi Bonelli e Sergio Tarquinio pubblicata in questo volume rappresenta un guizzo di luce, il riaccendersi della sopita speranza, il riaffiorare alla mente di bellissimi ricordi. La storia è pura avventura, con banditi, indiani, cinesi, una strana città e un mistero tutto da scoprire, ma soprattutto con un Tex perfetto e un Kit e Tiger così in gamba che non si vedevano da decenni. Che goduria, poi, “sentire” Tiger che parla normalmente, non da “buon selvaggio” come lo vogliono i puntigliosi storici della SBE; è così difficile capire che, quando parla con Tex, Kit, Carson e qualsiasi altro personaggio bianco, Tiger si esprime perfettamente, al pari degli altri suoi pards? Non vi ricordate che è stato Tex a insegnargli a scrivere?

Se volete sapere qualcosa del periodo di riferimento di quest’avventura, che comunque consiste nella prosecuzione della prima storia con Zhenda (albi n. 70-72) – con lei quindi divenuta cibo per avvoltoi e finita nel regno delle ombre –, leggetevi pure i redazionali di Boselli e Giusfredi. Io provvederò a tagliarli via dal volume unitamente all’estratto di dieci pagine di Boselli e Torricelli, presentato come la continuazione di questa storia; ho abbastanza immaginazione per finirmela da me, tanto più che nelle prime pagine Kit viene trattato da pirla com’è d’uso da anni tra i degni eredi di GLB, ciò che conferma la loro scarsa conoscenza dei personaggi di cui si occupano. E comunque, il volume deve restare di GLB e Tarquinio. Punto.

È quasi profetico che la vignetta di collegamento, che chiude la storia inedita di GLB e Tarquinio, riporti come titolo “I seguaci dell’abisso” e che nella pagina successiva appaia il secondo redazionale di Boselli, seguito dall’estratto della “continuazione”. Chi ha orecchi per intendere, intenda.

La seconda chicca di questo volume è rappresentata dalla sceneggiatura originale vergata da quel satanasso di GLB con biro rossa (per i disegni e le indicazioni al disegnatore), e biro nera e/o macchina per scrivere (per i dialoghi e le didascalie).
Ciascuno di voi avrà il piacere di scoprire da solo i tesori nascosti in questa sceneggiatura originale; quanto a me, mi sono divertita come non mai a leggere indicazioni come “splendida panoramica alla Tarquinius”; “… pietre, qualche alga e, se proprio il bravo señor Tarquinio ci tiene, qualche innocente e simpatico pesce”; i cavalieri “entrano in scena da destra, senza per questo essere dei fascisti” e molte, molte altre.

Da queste pagine traspare il divertimento di GLB nello scrivere le storie di un personaggio nel quale man mano si stava pienamente identificando, e tale divertimento è riuscito a trasmetterlo a generazioni di lettori con garbo e con la consueta familiarità.

Era di questo che parlavo, grazie Myra...
Prendendo spunto.dalla tua conclusione, sì GLB sì divertiva a scrivere Tex e così divertiva chi lo leggeva.
Tex e I pards erano il centro del racconto, tutto il resto era a "supporto" loro e ci si appassionava pagina dopo pagina nello scoprire in che guai s'erano cacciati e come ne sarebbero venuti fuori.
I nomi dei personaggi erano "semplici" e di facile memorizzazione. I Clem, i Bart, i Tom e chi se ne frega se ripetitivi o meno originali di quelli usati oggi.

Le vicende erano "fantastiche" e non legate, se non con fili labili, a null'altro che a un west immaginifico. La correttezza dei nomi, luoghi, datazione era superflua e nonostante ciò a leggere attentamente GLB studiava eccome ed era spesso più preciso dello spaccacapelli in quattro che dirige ora la baracca.

Gli intrecci della trama in apparenza semplice, eppure ci sono cambi di registri così repentini che da una situazione quasi ordinaria ti ritrovi in piena azione drammatica.
A leggere questo albo si scoprono collegamenti inattesi, questi si fondamentali. Non vengono spiegati ai lettori, ma sono loro (io in questo caso) a intuirli. Possono essere persino sbagliati, non è questo il punto.
Il punto è che il lettore è lasciato libero di fantasticare e non tenuto per mano come un idiota incapace di capire se non istruito a puntino.

Dialoghi secchi, didascalie perfette e adatte a risparmiare le ormai consuete spiegazioni chilometriche, avventura pura come non se ne legge da decenni. Cosa desiderare di più?

E quando leggi I seguaci dell'abisso già solo il titolo ti invoglierebbe a conoscere il proseguo. Come Myra il seguito me li creo da me non volendo rovinare questo momento magico leggendo Boselli, ovvero il distruttore di quella magia.

Imbarazzante il confronto con lo stato comatoso del Tex attuale.
Bill Pelton
00domenica 3 dicembre 2023 09:56
L'evento è talmente eccezionale che si presta a numerosi angoli di visuale.

Senza entrare nel merito della storia, se non per quanto strettamente richiesto dal discorso che vorrei sviluppare, mi concentrerò invece sulle ipotesi che hanno generato questa incompiuta glbonelliana.

Dato che degli "straordinari ritrovamenti" di cui parlano i redazionali della SBE non so che farmene, ho provato a fare una mia personale ricostruzione di quel che potrebbe essere successo, partendo dall'attribuzione delle responsabilità.

In pratica, di chi è stata la "colpa" della mancata conclusione di Ombre di morte? Tarquinio? Gianluigi? Sergio? altri?

Su Facebook ho letto un'ipotesi che inizialmente mi aveva abbastanza convinto, ma, dopo la lettura completa della storia in questione, sempre meno.

L'ipotesi sostiene che Tarquinio, alla sua prima prova su Tex, non avesse convinto fino in fondo e che si pensava volessero applicargli il trattamento-Muzzi, ossia far rifare i volti di Tex a Galep. Tarquinio, a differenza di Muzzi, si sarebbe fieramente rifiutato e, cogliendo l'occasione della nascente Storia del West, avrebbe salutato la compagnia mollando il lavoro a metà e allontanandosi per sempre da Tex.

Secondo me non regge.

Non troverei strano se Tarquinio a quei tempi avesse trovato il progetto di Gino d'Antonio più stimolante, ma un professionista come lui non avrebbe comunque lasciato una storia a metà. Il discorso dei volti rifatti pure non mi quadra. Perché arrivare a completare il terzo albetto a striscia prima di accorgersene? Tra l'altro, se proprio c'è un personaggio che non mi convince è Tiger, troppo vecchio, mentre Tex e Kit funzionano piuttosto bene e sono certo che con il tempo li avrebbe messi a punto in modo del tutto soddisfacente.

Inoltre, pure nell'ipotesi di un improvviso abbandono di Tarquinio, questo non avrebbe costituito motivo per interrompere la storia. In casa editrice non si sono mai fatti problemi a far intervenire mani diverse a disegnare la stessa sceneggiatura e ne abbiamo numerosi esempi.

Fin dagli albori, con le alternanze Galep-Gamba, o con la prima storia a San Francisco iniziata da Raschitelli e terminata da Galep.

Negli anni sessanta del secolo scorso stavano provando nuovi disegnatori per Tex. Nel giro di pochi anni sarebbero arrivati Muzzi (1964), Nicolò (1964), Ticci (1968) e, ora apprendiamo, Tarquinio nel mezzo (1966). Lo stesso Nicolò iniziò una storia che poi sarebbe stata portata a termine da Galep, mentre un altro esordiente eccellente, Alberto Giolitti, avrebbe visto il suo "Sabbie insanguinate" (1976) completato da Ticci e lo stesso Ticci avrebbe finito l'esordio di Vincenzo Monti del 1982. Non dimentichiamo poi che di Monti sarebbe stata la mano che avrebbe completato l'ultima storia di Nicolò.

Insomma, gli esempi non mancano. Quindi?

Per esclusione, sono portato a concludere che la responsabilità qui sia tutta di Gianluigi Bonelli. Di storie finite da disegnatori diversi ne abbiamo svariate, ma non mi sovviene alcun caso di storie scritte da sceneggiatori diversi, almeno accreditati.

Come andarono realmente (?) le cose

Questa è la mia personale e opinabilissima ricostruzione dei fatti. Che ne pensate?
BertAdams
00domenica 3 dicembre 2023 10:25
Ipotesi originale e già solo per questo meriti i miei complimenti.
Secondo me la tesi che il problema fossero i bei disegni di Tarquinio resta preferibile. Ricordiamoci che sia Nicolò ❤❤❤ che Ticci ❤❤❤ all'esordio furono "messi sotto inchiesta" e se le conseguenze sono state meno "drammatiche" rispetto al povero Muzzi per me è stato più per necessità che per convinzione.
Sergio aveva delle fisse assurde e quella che i volti dei pards (Tex soprattutto) dovessero essere galeppiniani era una di queste.
Talmente invadende e contraddittoria che in seguito pretenderà che i nuovi somiglino a Ticci o Villa, dimenticandosi degli altri tre modelli insuperabili (Galep, Nicolò e Letteri).

Penso perciò che non fosse convinto e abbia fatto pressioni indebite "indisponendo" Tarquinio che avrà pensato fosse meglio fare altro. E c'è riuscito...

A me sembra invece che GLB avesse in mano la storia, poi spiegherò anche i collegamenti col futuro che mi fanno credere che avesse le idee chiare.
Forse c'era troppa carne al fuoco, ma a quei tempi GLB non avrebbe avuto problemi a inventarsi un proseguo convincente. Anzi il finale parziale è talmente coinvolgente che non mi pare proprio fosse in difficoltà...
Bill Pelton
00domenica 3 dicembre 2023 10:32

Ricordiamoci che sia Nicolò ❤❤❤ che Ticci ❤❤❤ all'esordio furono "messi sotto inchiesta" e se le conseguenze sono state meno "drammatiche" rispetto al povero Muzzi per me è stato più per necessità che per convinzione.


Cionondimeno la prima storia di Nicolò fu terminata da Galep, mentre per fortuna nessuna storia di Ticci fu mai terminata da mani diverse dalla sua.
Quindi, continuo a non capire per quale motivo questa sceneggiatura non sia mai stata terminata. L'abbandono del disegnatore non costituisce motivo sufficiente, come numerosi esempi passati attestano.
A quanto pare GLB non lasciò nemmeno un soggetto, una traccia di come la storia avrebbe dovuto proseguire. Sai che mi fido di Boselli come di un serpente a sonagli, ma in questo non avrebbe avuto ragione di mentire.
Perfino "A sud di Nogales" ebbe una gestazione travagliata, come dimostrano i "due Ticci" che l'hanno disegnata, con un salto stilistico che denuncia parecchi anni di intervallo tra una parte e l'altra. Questo dimostra che in redazione tenevano le storie in frigorifero perfino per anni, ma non le lasciavano a metà.
Qui è accaduto. Ho provato a darmi una spiegazione e non ne ho trovato di più convincenti di quella che ho esposto.
BertAdams
00domenica 3 dicembre 2023 11:06
Per me la differenza l'ha fatta il repentino passaggio alla serie gigante. Aumentando di tanto le tavole disegnate e non potendo pretendere che Galep le facesse tutte, alla fine Sergio ha ceduto.
È vero che Vendetta indiana è di quel periodo e ha avuto una storia diversa, ma è pur sempre una storia piuttosto breve.
Al limite poteva essere classificata un esperimento come quello di Raschitelli con la particolarità che era concluso.
Questo di Tarquinio sembra fosse ben più consistente, visto che la trama fa pensare ad una storia ben più corposa (c'erano tante questioni in ballo).

Perché non finirla? Perché l'hanno accantonata e se ne sono dimenticati. GLB aveva tante di quelle idee in testa che lasciarne da parte una non creava certo difficoltà. Stiamo parlando dell'inizio del periodo d'oro e non c'è un albo che sia meno che buono e solo adesso sappiamo che uno non l'abbiamo mai letto...
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