Festa di Imbolc

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Soga
00martedì 31 gennaio 2006 21:14
Festa di Imbolc


Sappiamo che l’anno celtico era diviso in due metà e le due “porte” della natura (rappresentate da Samhain e Beltane) introducevano rispettivamente alla parte oscura dell’anno e alla parte luminosa. Imbolc, che per tradizione si celebra nella notte fra il 31 gennaio e il 1° febbraio, scandisce il tempo intermedio fra buio e luce, è una fra le quattro festività principali dei Celti e celebra ritualmente l’arrivo della primavera.
La scelta del freddo e ghiacciato febbraio come inizio della primavera si spiega con le concezioni spirituali più profonde degli antichi Celti, per i quali ogni cosa iniziava nell’oscurità e veniva generata nei luoghi più intimi e nascosti, nel ventre profondo della Dèa. Lo spirito vitale della primavera si accende infatti in segreto mentre l’inverno, con il suo manto di freddo e di neve, ancora copre la terra. C’è un proverbio – “sotto la neve pane, sotto la pioggia fame” – che illustra molto bene lo stato di maternità della natura in questo periodo: i semi stanno per germogliare sottoterra, la pioggia a causa delle gelate potrebbe comprometterli o distruggerli, la coltre di neve invece funge proprio da coperta e protegge i piccini, che pian piano iniziano a nascere nel grembo di Madre Terra. Come nella terra, anche nello spirito umano germoglia la corrente vitale e la speranza e ci prepariamo per accogliere il risveglio della natura.



Il ritorno della fertilità
Imbolc è detta anche “festa del latte” poiché la celebrazione coincide con il primo fiorire del latte nelle mammelle delle pecore, circa un mese prima della stagione della nascita degli agnelli. Questo sottile segnale di ritorno della fertilità era il primo di una serie di eventi che annunciavano il rifiorire della vita sulla terra e, per la tribù, segnava l’urgenza di cominciare un nuovo ciclo di attività. Il nome Imbolc si fa derivare da “m(b)lig” (latte) e significa pressapoco “lattazione”. La festa era chiamata anche Oimec (Oimealg in forma moderna), termine che deriva dal celtico antico “Ouimelko” (latte della pecora).
Questa è la festa più intima e raccolta dell’intero anno sacro: all’interno delle palizzate che circondano il “caer”, chiusi nelle capanne coperte di neve, raccolti intorno al fuoco caldo e crepitante, i Celti ascoltavano le storie del proprio clan, rendevano omaggio alla Dèa e si preparavano al risveglio del mondo.



Brigit l'Altissima e Santa Brigida
La Festività era di “lustrazione” (purificazione) ed era dedicata a Brigit, Dèa suprema il cui nome significa “Altissima”. Il suo nome deriva da “brig” (altezza), che appare spesso nella forma “brigâ” collegata a colline e montagne (la celtissima Brescia, l’antica Brixia, sorge proprio su un colle e sembra derivi da qui il proprio nome), mentre “brigh” (Scozia), “brí” (Irlanda) e “bree” (Isola di Man) significano Forza, Potere, Valore. La ritroviamo anche con i nomi Brighid, Bricta, Briga, Bride, in Britannia veniva chiamata Brigantia ed era Brigindu il suo nome invocato dai Galli orientali. Per una particolare combinazione di eventi, nel corso dei secoli le tradizioni pagana e cristiana si sono completamente fuse, trasformando la dea in una santa del calendario cristiano – Santa Brigida – senza oscurare i suoi tratti precristiani originari. La comunità religiosa irlandese fondata da alcune donne, nel V secolo d.C., a Kildare (da “Cill-Dara” = Eremitaggio delle Querce) divenne oggetto di una tale venerazione che Santa Brigida venne chiamata addirittura “la seconda Madre del Signore”. Nel calendario cristiano Imbolc coincide con la festa della Purificazione della Vergine (che precede la Candelora del 2 febbraio), anch’essa conserva i tratti dell’antico significato di lustrazione.
Nell’immagine: Santa Brigida portata dagli angeli in Cielo, dipinto di John Duncan (1913)



Il fuoco della Dèa
Nella sua rappresentazione cristiana in Santa Brigida a Kildare, la Dèa ha un fuoco perpetuo che brucia in suo onore guardato a vista dalle monache, che proseguono in tal modo le funzioni religiose precristiane. Questo fuoco è fonte di ispirazione e corrente dispensatrice di vita: si manifesta prima nella terra, risvegliando le forze assopite nelle sue profondità, e dona Potere poetico, artigianale e guaritore sulla materia essendo ispiratore dei poeti, Musa Universale, forse anche lo stesso “Awen” (Ispirazione Divina) invocato nella tradizione bardica gallese. Brigit ispira i bardi ma è anche patrona della fucina e presiede alla fabbricazione delle armi, erborista e purificatrice. Il suo fuoco divino suggella la fertilità tra la terra e il sole. La luce delle candele e dei fuochi che si accendevano a Imbolc era anche un incoraggiamento magico rivolto al sole e simbolo del ritorno a una luce più abbondante e bella.



I simboli della Dèa
A Brigit, come a tutte le divinità celtiche, si attribuiscono certe piante e animali. La dea è accompagnata spesso da una mucca bianca. Il fiore a lei dedicato è il tarassaco. Il suo uccello messaggero è l’ostricaio, un uccello marino. Il suo animale divinatorio è il serpente (la biscia di campo) che la collega ai poteri della terra. La celebrazione celtica esprime due temi: il ritorno della fertilità della terra e l’inizio di un nuovo ciclo di attività agricole nella vita della tribù. La Dèa unisce terra e tribù ed è invitata a benedire l’unione, a garantire protezione dal male e a far crescere le energie. La purificazione con l’acqua, l’esibizione del fuoco, la fabbricazione di talismani erano i principali gesti rituali usati per manifestare il suo potere.



Il talismano di Brigit
In Irlanda, il talismano che garantisce la protezione di Brigit era la “cros-Bríde” (la croce di Brigit), che può essere costruita con una varietà di materiali e potrebbe prendere diverse forme. La più nota è quella che riproduce le quattro braccia dell’Ulster con il cerchio, simbolo del ciclo perpetuo delle stagioni e dell’eterno ritorno della luce e del sole; le quattro braccia riflettono anche le quattro “stagioni” dell’anno celtico. Altro talismano importante era il “brat Bríde” (il mantello di Brigit): era una striscia di stoffa che si lasciava esposta alla finestra nella notte della festa, perché assorbisse il potere della dea. Il mantello di Brigit veniva utilizzato come protezione oppure impiegato in rituali di guarigione, e la sua potenza poteva rinnovarsi di anno in anno.




(www.trigallia.com)

[Modificato da Soga 31/01/2006 21.15]

Soga
00martedì 31 gennaio 2006 22:36
Buon Imbolc a tutti!

[SM=x278665]
DarkWalker
00giovedì 2 febbraio 2006 16:44
volevo solo aggiungere (probabilmente sarà off topic ma piacerà a chi è della mie parti)che da dalla stessa radice brig-,che vuol dire anche collina, deriva anche brianza, un territorio diviso fra il comasco il milanese e il lecchese!
Bello il calndario celtico cmq!
Inoltre, le feste sono molto più...'feste'"!
Soga
00giovedì 2 febbraio 2006 19:41
Re:

Scritto da: DarkWalker 02/02/2006 16.44
volevo solo aggiungere (probabilmente sarà off topic ma piacerà a chi è della mie parti)che da dalla stessa radice brig-,che vuol dire anche collina, deriva anche brianza, un territorio diviso fra il comasco il milanese e il lecchese!



Verissimo, l'influenza celtica sul nostro territorio e la nostra cultura è spesso più forte di quanto in genere si pensa. Molti paesi e molte località devono il loro nome all'influenza celtica. Mi vengono subito in mente Bondeno ("Bundan", ansa del fiume) o Lugo ("Lugh", dio del pantheon celtico).



Scritto da: DarkWalker 02/02/2006 16.44
Bello il calndario celtico cmq!
Inoltre, le feste sono molto più...'feste'"!



Puoi dirlo forte! [SM=x278629] [SM=x278629]
Birra a fiumi, buona musica e splendida atmosfera!!
Breznev
00giovedì 2 febbraio 2006 21:00
Re: Re:

Scritto da: Soga 02/02/2006 19.41

Birra a fiumi,



Ecco perchè ti piacciono... [SM=x278665] [SM=x278632]




Soga
00giovedì 2 febbraio 2006 21:20
Re: Re: Re:

Scritto da: Breznev 02/02/2006 21.00
Ecco perchè ti piacciono... [SM=x278665] [SM=x278632]



Fra le altre cose, anche per quello ovviamente [SM=x278632] [SM=x278632] [SM=x278632]



Ho trovato questo ulteriore approfondimento sulla Brianza, spero possa interessare.


BRIANZA BRIGANTIA

Il territorio riconosciuto come " Brianza" è posto tra il Seveso e la Valle dell'Adda e va dal confine di Como e Lecco a quelli orientali di Milano.
L'estensione della Brianza comprende a Nord un bordo che va dai lembi attigui ai due rami del lago di Como includendo il canturino e il Piano d'Erba fino a Valmadrera. Il bordo orientale scende lungo i confini della provincia di Bergamo e arriva fino a Cavenago. Il lato meridionale è invece disegnato dalle aree di Monza, Cologno Monzese, Cinisello Balsamo; il bordo occidentale , infine, è dato dal percorso del Seveso e include i comuni di Varedo, Cesano Maderno, Barlassina, Seveso, Meda, fino ad arrivare al canturino.


Il "coronimo, Brianza, è riportato ad una voce gallica (briga ‘luogo elevato’, ‘rocca’ attraverso il derivato *brigantia), ma le attestazioni per questo nome sono più tarde: esso, dunque, potrà essere attribuito sia ai Galli che ai Gallo-romani, e sarà stato originato dal riferimento alla presenza di alture" (Massimo Prada, . Nomi e ragioni della storia).
Sembra quindi attendibile ricondurre "Brianza" al termine Brigantia, derivante a sua volta dal celtico "briga" (sommità, rocca, altura, colle).
Verosimilmente il significato della parola Brianza potrebbe quindi essere Regione delle Colline.

Come prova del substrato celtico della regione, è doveroso ricordare che la Brianza è stata occupata dal popolo degli Insubri forse fin dal IX secolo a.C.
L'Insubria corrisponde all'attuale Lombardia occidentale estendendosi fino a tutto il Canton Ticino, ed ha nell'abitato di Mid - lanon (luogo in mezzo alla pianura) o,forse più probabilmente, Medhelan (dove medhe -poi medio sta per "centro" e lanon significa "santuario"), l'attuale Milano, la propria capitale civile e religiosa.
La presenza celtica in Brianza è testimoniata inoltre dai ritrovamenti di Casatenovo, Capiago, Soldo, Montorfano, Meda, Biassono, Costa Masnaga e Caslino d'Erba, oltre che dal considerevole numero di nomi di paesi, fiumi e monti.

Se dunque Brigantia rimanda a luogo elevato, cosa può esserci di più elevato della principale Dea Celtica?
BRIGANTIA è una importantissima Dea celtica (britannica) dei fiumi Braint e Brent, che prendono il nome da lei. È anche una dea pastorale associata al gregge ed al bestiame. Durante il periodo dell'occupazione romana fu identificata con la dea romana Celeste come Celeste Brigantia.
Secondo Miranda Green (Dizionario di Mitologia celtica) potrebbe equivalere a Brigit, la Figlia del Dagda, l'unica dea del pantheon celtico che si ritrova anche come Eithne, Etain e Boand.
Data la sua importanza, il cristianesimo l'ha più tardi assimilata a santa Brigitta, badessa di Kildare. Santa Brigida è, insieme a san Patrizio, patrona d'Irlanda.
Il nome significherebbe, come visto, "alta" e per estensione "forte" e ricorre in toponimi come Brigantia, Bregenz, Briançon ecc.
La dea ha anche la prerogativa della poesia e della profezia, che nel mondo celtico sono collegate. Da questo punto di vista è banrui, cioè druidessa.
“Brigida, donna meravigliosa, fiamma improvvisa, fa che il fiero, splendido sole ci conduca all'ultimo regno.”

Da un punto di vista storico la dea insulare Brighid, le cui leggende sono tuttora vive nella tradizione orale irlandese, viene descritta negli antichi testi come patrona della poesia e del sapere, dell'arte di guarire e dell'abilità artigianale. Tenendo conto dei mutamenti linguistici, il nome la identifica con Brigantï, latinizzato in Brigantia, l'esaltata, dea tutelare della potente tribù britannica dei Brigantes. Il suo nome ricorre ampiamente in denominazioni di luoghi e fiumi, il che è assai indicativo di un culto diffuso nell'Europa occidentale.
E' assai probabile che Brighid-Brigantï sia da equiparare alla Minerva gallica descritta da Cesare, tesi questa che può essere sostenuta anche osservando la rappresentazione della Dea rinvenuta nel sito milatere romano di Birrens, nel Dunfriesshire, in cui sono riscontrabili gli attributi della romana Minerva (ad esempio le vesti romane e la testa di gorgone sul petto) e la cui iscrizione recita: BRIGANTIA SAMAADVS.

Sull'argomento è invece più velato il giudizio dello storico irlandese Proinsias Mac Cana: “Cesare non ci ha trasmesso il nome gallico di Minerva, ma senza dubbio il suo più lampante equivalente insulare è la dea irlandese Brighid, che compì la memorabile impresa di diventare badessa (o per lo meno di essere assimilata alla badessa) del grande monastero di Kildare e la più celebre santa della chiesa irlandese, Brigida.”



(bibrax.org)
DarkWalker
00giovedì 2 febbraio 2006 22:22
Cià va allora tanto per gradire dico una cosa probabilmente nota ai più,ma non si sa mai...
In Lombardia ci sono paesi che terminano con vari suffissi
-ago= origine geltica da -akos che era il suffisso per le proprietà terriere
-ate=altro suffisso che sta a indicare l'origine celtica
-asco=suffisso che sta ad indicare che quel paese era stato fondato già dai liguri
-ano=fondato(o rifondato dai romani).
La toponomastica è una fonte valida per ricostruire le storia delle piccole comunità!
Detto questo, quanto vorrei che la cervogia scorra a fiumi e che nei paesi si tornino a fare le danze comunitarie etc!
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